Si terrà venerdi’ 17 novembre a partire dalle ore 21:30
a Carovigno (BR) presso la suggestiva sede del
Kantiere Sociale “Peppino
Impastato” nei pressi del Centro Storico, il concerto di musiche ambient
strumentali del musicista Mimmo
D’Ippolito, tastierista e compositore classe ’82 carovignese, da anni attivo nel
panorama underground italiano e non (anche col monicker Eternalkeys), diversi lavori autoprodotti (Ep, Singoli, album full –leght,
compilations) distribuiti esclusivamente in digitale per diverse etichette
indipendenti (Electro Arc, Wondermark,
Petroglyph Music, Happy Life, Hort. Conclusus….), disponibili nei digital
stores (I tunes, Amazon, 7 Digital, Discogs, Google play….); live rari per scelta personale, numerose collaborazioni con videomakers e
filmakers, e riscontri positivi riguardo allo streaming in fatto di ascolti e
recensioni sui canali web (Soundcloud,
Youtube, Facebook, Spotify, Deezer, Reverbnation, Myspace…), oltre a
diversi passaggi radiofonici in molte web radio. Mimmo D’Ippolito in questa unica e rara data suonerà diversi brani esclusivamente
inediti (dei quali ne è l’autore) del succitato genere, un concentrato unico di sonorità molto lontane
dai soliti clichè commerciali, che spaziano dall’elettronica dal sapore vintage
, passando per la cinematic music, atmosfere Chill out, fino al pianismo
moderno.
Mimmo D'ippolito is an indipendent italian musician (Keyboards/Piano), composer, self producer based in Carovigno (BR) - Puglia (Italy)...His Compositions ranges from Electronic, Ambient, Cinematic sounds, Modern - Post Classical stuffs...his music was in rotation in differents web and terrestrial radios, podcasts, indie compilations, collaborations with some indipendent - underground labels, Videomakers, Film - Makers, music videos with hundred views on the web...
venerdì 10 novembre 2017
domenica 16 luglio 2017
Recensione Ep "Glacial Wind" su "Graffiti Musicali"
Mimmo D’Ippolito è
infatti bravo a convogliare un’idea su due distinte- ma anche alternative,
complementari e vicendevolmente integrative- vie comunicative. Una, più
bucolica ed ipnotica- “Farewell to Childhood”- l’altra più cinica ed aggressiva
(la title track).
Si tratta di due emisferi dello stesso pianeta, di due stanze
della stessa casa, di due anime esteticamente disgiunte ma unite
concettualmente. I rintocchi di pianoforte su tappeto di chitarra di “Farewell
to Childhood” equivalgono alla sintesi fredda e bruciante di “Glacial Wind”, lo
spirito primaverile e tiepido della prima parte del disco è lo specchio delle
gelide distese della title track.
L’unica variabile relativamente estranea a questa visione è
l’intromissione elettronica della seconda parte di “Glacial Wind”. Non tanto
per l’effetto generale, molto vicino alle idee atmosferiche di John Carpenter, quanto
per la violenza con cui ritmo e cibernetica s’impossessano della scena,
usurpando il ruolo naturale dei presupposti ambient fino a quel momento dominanti e
rompendo un rapporto di mutua coercizione tra musiche ed ascolto che di certo
poteva essere più gratificante.
Insomma, tanto per capirci, “Glacial Wind” è un punto di partenza,
non certo d’arrivo: praticamente un potenziale album ridotto alle sue più
estreme conseguenze. Detto altrimenti, non il dettaglio di un lavoro più
complesso ma il lavoro stesso condensato nello spazio di sue sole realtà, una
sana l’altra tossica, una rassicurante l’altra tesissima, una fresca l’altra
torbida.
Se tutto questo, un domani dovesse diventare un full-length… beh,
mi prenoto sin da ora per valutarne pesi e misure!
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