domenica 16 luglio 2017

Recensione Ep "Glacial Wind" su "Graffiti Musicali"

Mimmo D’Ippolito è infatti bravo a convogliare un’idea su due distinte- ma anche alternative, complementari e vicendevolmente integrative- vie comunicative. Una, più bucolica ed ipnotica- “Farewell to Childhood”- l’altra più cinica ed aggressiva (la title track).
Si tratta di due emisferi dello stesso pianeta, di due stanze della stessa casa, di due anime esteticamente disgiunte ma unite concettualmente. I rintocchi di pianoforte su tappeto di chitarra di “Farewell to Childhood” equivalgono alla sintesi fredda e bruciante di “Glacial Wind”, lo spirito primaverile e tiepido della prima parte del disco è lo specchio delle gelide distese della title track.
L’unica variabile relativamente estranea a questa visione è l’intromissione elettronica della seconda parte di “Glacial Wind”. Non tanto per l’effetto generale, molto vicino alle idee atmosferiche di John Carpenter, quanto per la violenza con cui ritmo e cibernetica s’impossessano della scena, usurpando il ruolo naturale dei presupposti ambient fino a quel momento dominanti e rompendo un rapporto di mutua coercizione tra musiche ed ascolto che di certo poteva essere più gratificante.
Insomma, tanto per capirci, “Glacial Wind” è un punto di partenza, non certo d’arrivo: praticamente un potenziale album ridotto alle sue più estreme conseguenze. Detto altrimenti, non il dettaglio di un lavoro più complesso ma il lavoro stesso condensato nello spazio di sue sole realtà, una sana l’altra tossica, una rassicurante l’altra tesissima, una fresca l’altra torbida.

Se tutto questo, un domani dovesse diventare un full-length… beh, mi prenoto sin da ora per valutarne pesi e misure!

https://www.youtube.com/watch?v=4_SlXgaoiL0